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«Sì, mia signora.»

«Quanti morti» commentò Nasuada. Si avvolse le redini intorno alle mani. «Siamo rimasti nello stesso luogo troppo a lungo. È tempo di costringere l'Impero a rimettersi sulla difensiva.» Fece allontanare il cavallo dalla carneficina davanti all'accampamento, e lo stallone agitò il muso e morse il freno. «Eragon, oggi tuo cugino mi ha pregato di prendere parte alla battaglia. Che io glielo abbia negato, considerato l'imminente matrimonio, non è stato di suo gradimento, anche se sospetto che la sua promessa sposa la pensi diversamente. Vuoi farmi il favore di informarmi se intendono comunque procedere con la cerimonia? Dopo tanto spargimento di sangue, una festa rincuorerebbe i Varden.»

«Te lo farò sapere appena possibile.»

«Grazie. Adesso va' pure.»

La prima cosa che fecero Eragon e Saphira dopo essersi congedati da Nasuada fu andare a far visita agli elfi che erano svenuti durante lo scontro contro Murtagh e Castigo e ringraziare loro e gli altri compagni per l'aiuto. Poi Eragon, Arya e Blödhgarm si occuparono delle ferite riportate dalla dragonessa, le curarono i tagli, i graffi e altre contusioni. Quando ebbero finito, Eragon cercò Trianna con la mente e le trasmise le istruzioni di Nasuada.

Alla fine, lui e Saphira andarono a cercare Roran, accompagnati da Blödhgarm e dai suoi elfi; Arya invece aveva delle faccende personali da sbrigare.

Quando Eragon li scorse accanto a un angolo della tenda di Horst, Roran e Katrina erano assorti in una pacata ma accesa discussione; tuttavia ammutolirono non appena li videro avvicinarsi. Katrina incrociò le braccia e si voltò; Roran afferrò la punta del martello infilato nella cintura e sfregò il tacco dello stivale contro un sasso.

Eragon si fermò davanti a loro e attese qualche istante, sperando che gli avrebbero spiegato la ragione del litigio. Invece Katrina domandò: «Siete feriti?» I suoi occhi continuavano a guizzare tra lui e Saphira.

«Ormai è tutto passato.»

«Che... che strano. A Carvahall giravano voci sulla magia, ma non ci avevo mai creduto. Sembrava impossibile. Qui invece ci sono maghi ovunque... Li avete battuti, Murtagh e Castigo? È per quello che sono volati via?»

«Abbiamo avuto la meglio, sì, ma non abbiamo causato loro danni permanenti.» Eragon fece una pausa; quando però si rese conto che nessuno dei due avrebbe parlato, chiese loro se volevano ancora sposarsi quel giorno. «Nasuada ha suggerito di procedere, ma forse è meglio aspettare. Ci sono ancora un sacco di cose da fare, tra cui seppellire i morti. Domani sarebbe meglio, e anche più decoroso.»

«No» rispose Roran e stavolta strofinò la punta dello stivale contro il sasso. «L'Impero potrebbe attaccare da un momento all'altro. Domani potrebbe essere troppo tardi. Se... se dovessi morire prima che ci siamo sposati, che cosa ne sarà di Katrina e di nostro...» Esitò e arrossì.

L'espressione di Katrina si addolcì, poi la fanciulla si volse verso Roran e gli prese la mano. «E poi il cibo è già pronto, le decorazioni appese e i nostri amici si sono tutti radunati per le nozze. Sarebbe un peccato se i preparativi andassero in fumo.» Poi alzò una mano e gli accarezzò la barba; allora lui le sorrise e la cinse con un braccio.

Non riesco a capire nemmeno la metà delle cose che corrono tra loro, si lamentò Eragon con Saphira. «Allora, quando avrà luogo la cerimonia?»

«Fra un'ora» disse Roran.

MARITO E MOGLIE

Quattro ore dopo, Eragon era sulla cresta di una bassa collina punteggiata di fiori di campo gialli. Tutto intorno, un prato rigoglioso costeggiava le rive del fiume Jiet, che scorreva rapido a un centinaio di piedi alla sua destra. Il cielo era terso e limpido; la luce del sole bagnava la terra con il suo delicato bagliore. L'aria era fresca e immota e sapeva di fresco, come se fosse appena piovuto.

Davanti alla collina si erano radunati tutti gli abitanti di Carvahall, nessuno dei quali era stato ferito in battaglia, e la metà dei Varden, o almeno così sembrava. Molti guerrieri reggevano lunghe lance con appesi stendardi multicolori ricamati. In fondo al prato erano schierati diversi cavalli, tra cui Fiammabianca. Nonostante gli sforzi di Nasuada, organizzare il grande evento aveva richiesto più tempo del previsto.

Quando Saphira fluttuò sopra l'adunata e, battendo le ali, si posò accanto a Eragon, un'ondata di vento gli arruffò i capelli, ancora umidi dopo il bagno. Il giovane le sorrise e le sfiorò la spalla.

Piccolo mio.

In condizioni normali, all'idea di parlare davanti a tante persone e officiare una cerimonia così importante e solenne, Eragon sarebbe stato nervoso, ma dopo l'ultimo combattimento ogni cosa aveva assunto una parvenza di irrealtà, come se non fosse altro che un sogno particolarmente vivido. Ai piedi della collina c'erano Nasuada, Arya, Narheim, Jörmundur, Angela, Elva e altri invitati di riguardo. Mancava re Orrin, poiché aveva riportato ferite più gravi del previsto e i guaritori si stavano ancora occupando di lui nel suo padiglione. A fare le sue veci c'era Irwin, il primo ministro.

Gli unici Urgali presenti erano le due guardie private di Nasuada. Eragon era lì quando la regina aveva invitato Nar Garzhvog al matrimonio, e aveva tratto un sospiro di sollievo quando l'ariete aveva avuto il buonsenso di declinare l'offerta. Gli abitanti del villaggio non avrebbero mai tollerato un folto gruppo di Urgali alle nozze. Già Nasuada aveva faticato parecchio a convincerli ad accettare le guardie.

In un fruscio di vesti, gli abitanti di Carvahall e i Varden si disposero su due file, formando un lungo corteo che si distendeva per tutta la collina, fino al capannello di invitati. Poi gli abitanti del villaggio cominciarono a intonare in coro gli antichi canti nuziali in uso nella Valle Palancar. Erano versi famosi, che parlavano del ciclo delle stagioni, della calda terra che ogni anno dà vita a un nuovo raccolto, della nascita dei vitelli a primavera, delle nidiate di pettirossi e delle uova deposte dai pesci, dei giovani destinati a prendere il posto dei più anziani. Uno degli stregoni di Blödhgarm, un'elfa con i capelli argentei, trasse una piccola arpa d'oro da una custodia di velluto e accompagnò i canti con note improvvisate, infiorettando il tema semplice delle melodie e infondendo una vena malinconica in quella musica familiare.

A passi lenti ma decisi, Roran e Katrina spuntarono ciascuno da un lato del corteo, si volsero verso la collina e, senza toccarsi, cominciarono ad avanzare verso Eragon. Roran indossava una tunica nuova, presa in prestito da uno dei Varden. Si era pettinato per bene, regolato la barba e ripulito gli stivali. Era raggiante; dal suo viso emanava una gioia indescrivibile. Tutto sommato, a Eragon parve bellissimo e molto elegante. Fu Katrina tuttavia a catturare la sua attenzione. Aveva un abito azzurro, come si confà a una sposa al primo matrimonio, di taglio semplice ma con uno strascico di pizzo lungo venti piedi sorretto da due bambine. In contrasto con la stoffa color pastello, la sua ricciuta chioma sciolta brillava come rame lucido. Tra le mani aveva un bouquet di fiori di campo. Era orgogliosa, serena e splendida.

Eragon sentì le donne trattenere il fiato mentre ne ammiravano lo strascico. Dando per scontato che fosse un regalo di Nasuada, decise che più tardi l'avrebbe ringraziata per avere chiesto al Du Vrangr Gata di confezionare l'abito da sposa per Katrina.

Tre passi dietro Roran veniva Horst. E alla stessa distanza dietro Katrina c'era Birgit, attenta a non calpestarle lo strascico.

Quando i due promessi giunsero a metà strada, dai salici che fiancheggiavano il fiume Jiet si levò in volo una coppia di colombe bianche con una ghirlanda di giunchiglie gialle tra le zampe. Via via che si avvicinavano, Katrina rallentò e poi si fermò. Gli uccelli disegnarono in volo tre cerchi sopra di lei, da nord a est, poi si abbassarono e prima di tornare al fiume le posarono la ghirlanda sulla testa.

«È stata una tua idea?» mormorò Eragon ad Arya.

L'elfa sorrise.

In cima alla collina, Roran e Katrina attesero immobili di fronte a Eragon che gli abitanti del villaggio terminassero di cantare. Mentre il ritornello finale sfumava, Eragon alzò le mani e disse: «Benvenuti a tutti voi. Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione tra le famiglie di Roran Garrowsson e di Katrina Ismirasdaughter. Godono entrambi di ottima reputazione e a quanto mi risulta non hanno ricevuto altre proposte di matrimonio. Se così non fosse, tuttavia, o se esistesse qualsiasi altro motivo per cui non devono diventare marito e moglie, esprimete le vostre obiezioni davanti a questi testimoni, così che si possa giudicare la bontà di ciò che sostenete.» Eragon tacque per il tempo che ritenne necessario, poi continuò: «Chi parla a nome di Roran Garrowsson?»

Horst fece un passo avanti. «Roran non ha più un padre né uno zio, dunque sarò io, Horst Ostrecsson, a parlare per lui come se fosse sangue del mio sangue.»

«E chi parla a nome di Katrina Ismirasdaughter?»

Birgit fece un passo in avanti. «Katrina non ha più una madre né una zia, dunque sarò io, Birgit Mardrasdaughter, a parlare per lei come se fosse sangue del mio sangue.» Nonostante la vendetta contro Roran, per tradizione era suo diritto e anche sua responsabilità parlare per Katrina, poiché la madre della ragazza era stata una sua cara amica.

«Mi sembra giusto e appropriato. Che cosa porta Roran Garrowsson in questo matrimonio, così che lui e la moglie possano prosperare?»

«Porta il suo nome» rispose Horst. «Porta il suo martello. Porta la forza delle sue mani. E porta la promessa di una fattoria a Carvahall, dove potranno vivere entrambi in pace.»

Non appena i convenuti compresero le implicazioni di quelle parole, tra loro si diffuse lo sgomento: Horst aveva appena dichiarato in pubblico e nel modo più vincolante possibile che Roran non avrebbe mai consentito all'Impero di impedirgli di tornare a casa sua con Katrina e di darle la vita che avrebbe avuto se non fosse stato per Galbatorix e la sua sanguinosa intromissione. Aveva appena scommesso il proprio onore di uomo e di marito sulla caduta dell'Impero.

«Accetti questa offerta, Birgit Mardrasdaughter?» le chiese Eragon.

La fanciulla annuì. «Sì.»

«E che cosa porta Katrina Ismirasdaughter in questo matrimonio, così che lei e il marito possano prosperare?»

«Porta l'amore e la devozione con cui servirà Roran Garrowsson. Porta la sua abilità di massaia. E porta una dote.» Sorpreso, Eragon osservò Birgit fare un cenno a due uomini accanto a Nasuada, che avanzarono con un baule di metallo. Birgit girò la chiave nella chiusura, poi sollevò il coperchio e mostrò il contenuto a Eragon, che ammirò senza fiato il mucchio di gioielli. «Porta una collana d'oro tempestata di diamanti. Porta una spilla di corallo rosso del Mare del Sud e una retina per capelli di perle. Porta cinque anelli d'oro ed elettro. Il primo...» Via via che Birgit descriveva ogni pezzo, lo alzava a mezz'aria, così che tutti potessero vedere che stava dicendo la verità.

Strabiliato, Eragon scoccò un'occhiata a Nasuada e colse il suo sorriso compiaciuto.

Dopo che Birgit ebbe terminato la litania e richiuso a chiave il baule, Eragon chiese: «Accetti questa offerta, Horst Ostrecsson?»

«Sì.»

«E così, secondo le leggi della nostra terra, le vostre famiglie diventano una sola.» Poi si rivolse direttamente a Roran e a Katrina per la prima volta: «Coloro che parlano per voi si sono accordati sui termini del vostro matrimonio. Roran, sei soddisfatto del modo in cui Horst Ostrecsson ha condotto i negoziati a tuo nome?»

«Sì.»

«E tu, Katrina, sei soddisfatta del modo in cui Birgit Mardrasdaughter ha condotto i negoziati a tuo nome?»

«Sì.»

«Roran Fortemartello, figlio di Garrow, giuri dunque sul tuo nome e sulla tua stirpe di proteggere Katrina Ismirasdaughter e di provvedere a lei finché entrambi avrete vita?»

«Io, Roran Fortemartello, figlio di Garrow, giuro sul mio nome e sulla mia stirpe di proteggere Katrina Ismirasdaughter e provvedere a lei finché entrambi avremo vita.»

«Giuri di difendere il suo onore, di rimanerle fedele negli anni a venire e di trattarla con rispetto, dignità e gentilezza, come si conviene?»

«Giuro di difendere il suo onore, di restarle fedele negli anni a venire e di trattarla con rispetto, dignità e gentilezza, come si conviene.»

«E giuri di darle accesso ai tuoi beni, qualunque essi siano, e al forziere dove tieni il tuo denaro entro il tramonto di domani, così che possa cominciare a occuparsi dei tuoi affari come si conviene a una moglie?»

Roran giurò.

«Katrina, figlia di Ismira, giuri sul tuo nome e sulla tua stirpe di servire Roran Garrowsson e provvedere a lui finché entrambi avrete vita?»

«Io, Katrina, figlia di Ismira, giuro sul mio nome e sulla mia stirpe di servire Roran Garrowsson e provvedere a lui finché entrambi avremo vita.»

«Giuri di difendere il suo onore, di restargli fedele negli anni a venire, di portare in grembo i suoi figli finché potrai e di essere una madre premurosa?»

«Giuro di difendere il suo onore, di restargli fedele negli anni a venire, di portare in grembo i suoi figli finché potrò e di essere una madre premurosa.»

«E giuri di farti carico della sua ricchezza e dei suoi possedimenti e di amministrarli in maniera responsabile, così che lui possa concentrarsi su quegli incarichi che spettano a un marito?»

Katrina giurò.

Sorridendo, Eragon si sfilò un nastro dalla manica e disse: «Incrociate i polsi.» Roran e Katrina tesero rispettivamente il braccio sinistro e il destro e obbedirono. Eragon posò il nastro sui polsi, li avvolse nella banda di seta per tre volte, e poi ne legò le estremità con un fiocco. «Com'è mio diritto in qualità di Cavaliere dei Draghi, vi dichiaro marito e moglie!»

La folla esplose in acclamazioni. Quando Roran e Katrina si avvicinarono per baciarsi, l'entusiasmo raddoppiò.

Saphira protese la testa verso la coppia raggiante e non appena i due si separarono li toccò entrambi sulla fronte con la punta del muso. Possiate vivere a lungo e rafforzare il vostro amore di anno in anno, augurò loro.

Roran e Katrina si volsero verso la folla e alzarono al cielo le braccia unite. «Che il banchetto abbia inizio!» dichiarò lo sposo.

Eragon seguì la coppia, che discese il fianco della collina e si fece strada tra la calca urlante verso due sedie poste all'inizio di una fila di tavoli. Lì sedettero Roran e Katrina, re e regina del loro matrimonio.

Poi gli invitati si misero in coda per le congratulazioni e i regali. Eragon fu il primo. Con un sorriso ampio quanto il loro, strinse la mano libera di Roran e chinò la testa al cospetto di Katrina.

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