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Brom fece scorrere l'indice sulla mappa. «Credo che qualche città la possiamo eliminare. I Ra'zac devono viaggiare dove ordina il re, e sono sicuro che li tiene piuttosto impegnati. Perciò se devono essere pronti a partire in qualsiasi momento per una qualsiasi destinazione, l'unico luogo ragionevole dove stabilire la propria base dev'essere un crocevia da dove possano facilmente raggiungere ogni luogo del paese.» Eccitato, prese a misurare la stanza a grandi passi. «Inoltre deve essere un posto dove sono frequenti gli scambi commerciali, affinchè ogni richiesta insolita, cibo speciale per le loro cavalcature, per esempio, passi inosservata.»
«Mi pare logico» disse Jeod con un cenno del capo. «A questo punto possiamo tralasciare la maggior parte delle città settentrionali. Le uniche città importanti sono Teirm. Gil'ead e Ceunon. So che non si trovano a Teirm, e dubito che l'olio sia stato spedito lungo la costa fino a Narda: è troppo piccola. Ceunon è troppo isolata. Rimane Gil'ead.»
«I Ra'zac potrebbero nascondersi lì» ammise Brom. «Sarebbe una beffa.»
«Già» commentò Jeod debolmente.
«E le città del sud?» disse Eragon.
«Be'» rispose Jeod. «ovviamente c'è Urù'baen, ma è una destinazione poco probabile. Se qualcuno della corte di Galbatorix dovesse morire a causa dell'olio di Seithr, sarebbe fin troppo facile per un conte o qualche altro lord scoprire che l'Impero ne sta acquistando grossi quantitativi. Questo lascia spazio a molte altre città, ciascuna delle quali potrebbe essere quella che cerchiamo.» «Sì» disse Eragon. «ma l'olio non è stato inviato a tutte. La pergamena elenca solo Kuasta. DrasLeona. Arughia e Belatona. Kuasta non va bene per i Ra'zac: è sulla costa, e circondata dalle montagne. Arughia è isolata come Ceunon, pur essendo un centro di scambi commerciali. Restano Belatona e Dras-Leona, che sono piuttosto vicine. Delle due, credo che Dras-Leona sia la più probabile. È più grande e ha una posizione migliore.»
«Ed è da lì che passano tutte le merci dell'Impero, prima o poi, comprese quelle provenienti da Teirm» disse Jeod. «Sì, potrebbe essere un buon nascondiglio per i Ra'zac.»
«Dunque... Dras-Léona» disse Brom. Si mise seduto e si accese la pipa. «Che cosa dicono i registri?»
Jeod consultò la pergamena. «Ecco qui. All'inizio dell'anno sono state effettuate tre spedizioni di olio di Seithr a Dras-Leona. Ciascuna spedizione è a solo due settimane di distanza dall'altra, e i registri dicono che sono state tutte fatte dallo stesso mercante. La stessa cosa è successa l'anno scorso e l'anno prima ancora. Dubito che un gioielliere, o anche un gruppo, possieda abbastanza denaro per tutto quest'olio.»
«E Gil'ead?» chiese Brom, inarcando un sopracciglio.
«Non ha lo stesso accesso al resto dell'Impero. E poi» aggiunse Jeod, tamburellando le dita sulla pergamena «ha ricevuto soltanto due spedizioni di olio negli ultimi anni.» Si interruppe un momento per riflettere, poi disse: «E poi credo che ci stiamo dimenticando una cosa…l'Helgrind.» Brom annuì. «Già, i Cancelli della Morte. Sono anni che non ci penso più. Hai ragione. Dras-Leona è perfetta per Ra'zac. Allora, immagino che sia deciso: sarà lì che andremo.»
Eragon si sedette di colpo, così svuotato di emozioni da non chiedere nemmeno che cosa fosse l'Helgrind. Pensavo che sarei stato felice di riprendere la caccia. Invece è come se si fosse aperto un abisso davanti a me. Dras-Leona! È così lontana...
La pergamena crepitò mentre Jeod arrotolava con cura la mappa. La porse a Brom e disse: «Temo che ne avrai bisogno. Le tue spedizioni spesso ti portano in regioni remote e oscure.» Brom accettò la mappa con un cenno del capo.
Jeod gli diede una pacca sulla spalla. «Mi pare strano che tu parta senza di me. Il mio cuore desidera partire, ma il resto mi rammenta la mia età e le mie responsabilità.»
«Lo so» disse Brom. «Tu hai una vita a Teirm. È tempo che la nuova generazione raccolga l'eredità. Hai fatto la tua parte; sii felice.»
«E tu?» disse Jeod. «La strada non finisce mai per te?» Un'amara risata affiorò sulle labbra di Brom. «Ne comincio a intravvedere la fine, ma non per il momento.» Spense la pipa, e i tre si ritirarono nelle loro stanze, sfiniti. Prima di addormentarsi, Eragon chiamò Saphira e le raccontò le avventure della notte.
UN ERRORE FATALE
A
l mattino, Eragon e Brom andarono a recuperare i bagagli nella stalla e si prepararono alla partenza, Jeod salutò Brom mentre Helen li osservava dalla porta. Con uno sguardo solenne, i due si scambiarono una stretta di mano. «Mi mancherai, vecchio» disse Jeod.
«Anche tu» rispose Brom, confuso. Inchinò la testa canuta e si rivolse a Helen. «Grazie per la tua ospitalità; sei stata molto gentile.» La donna avvampò. Eragon si disse che pareva sul punto di sferrargli uno schiaffo. Brom proseguì, imperturbabile. «Hai un bravo marito; abbi cura di lui. Esistono ben pochi uomini dotati del suo stesso coraggio e della sua determinazione. Ma perfino lui non può affrontare i tempi difficili senza il sostegno di chi ama.» S'inchinò di nuovo e disse cortesemente; «È solo un suggerimento, mia signora.».
Eragon notò l'ombra dell'indignazione e del dolore attraversare il volto di Helen. I suoi occhi lampeggiarono mentre chiudeva la porta di botto. Jeod sospirò e si passò una mano fra i capelli. Eragon lo ringraziò per l'aiuto e montò in sella a Cadoc. Scambiati gli ultimi saluti, lui e Brom si allontanarono.
Al cancello sud di Teirm, le guardie li fecero passare senza degnarli di una seconda occhiata. Mentre varcavano la gigantesca muraglia, Eragon colse un movimento nell'ombra. Solembum era accucciato a terra e dimenava la coda. Gli occhi insondabili del gatto marinaro li seguirono. Mentre la città rimpiccioliva alle loro spalle, Eragon chiese: «Sai niente dei gatti marinari?» Brom parve sorpreso. «Perché questa improvvisa curiosità?»
«Ho sentito qualcuno che ne parlava in città. Non sono veri, giusto?» disse Eragon, fingendo di non sapere nulla sull'argomento.
«Diciamo di sì. Durante gli anni di gloria dei Cavalieri, erano famosi quanto i draghi. I re e gli elfi li tenevano per compagnia, anche se i gatti marinari erano liberi di fare quello che volevano. Si è sempre saputo poco di loro. Temo che la loro razza si sia praticamente estinta, ormai.» «Sapevano usare la magia?» disse Eragon.
«Non si sa, ma certo è che potevano fare cose insolite. Sembrava che sapessero sempre che cosa succedeva e in un modo o nell'altro si intromettevano.» Brom si rialzò il cappuccio per ripararsi dal vento tagliente.
«Che cos'è l'Helgrind?» chiese ancora Eragon dopo un, minuto di silenzio.
«Lo vedrai quando arriveremo a Dras-Leona.»
Quando Teirm scomparve dietro di loro, Eragon dilatò la mente e chiamò: Saphira! La forza del suo grido mentale fu così potente che Cadoc appiattì le orecchie, disturbato.
Saphira rispose e gli venne incontro volando a tutta velocità, Eragon e Brom videro una sagoma scura sbucare da una nuvola, accompagnata da un sordo boato, quando Saphira dispiegò le ali. Il sole splendeva dietro le sottili membrane, rendendole translucide ed evidenziando il reticolo di vene scure. La dragonessa atterrò in un turbine.
Eragon lanciò le redini di Cadoc a Brom. «Ci vediamo a pranzo.»
Brom annuì, ma sembrava preoccupato. «Divertiti» disse, poi guardò Saphira e sorrise. «Mi fa piacere rivederti.»
Anche a me.
Eragon balzò sulle spalle di Saphira e si tenne stretto mentre lei spiccava il volo. Reggiti forte, disse a Eragon. Con il vento di coda, Saphira sfrecciò verso l'alto e con un sonoro ruggito di gioia fece un giro completo su se stessa. Eragon urlò eccitato e allargò le braccia nel vento, stringendo solo le gambe.
Non sapevo di potermi reggere senza sella durante le tue evoluzioni, disse, con un sorriso di pura gioia.
Nemmeno io, ammise lei, ridendo in quel suo modo strano. Eragon l'abbracciò forte e insieme volarono diritti, padroni del cielo.
A mezzogiorno Eragon aveva le gambe doloranti per aver cavalcato senza sella, e le mani e il volto intorpiditi dal gelo. Le squame di Saphira erano calde al tatto, ma lei non poteva fare niente per impedire che lui sentisse freddo. Quando atterrarono per il pranzo, Eragon s'infilò le mani sotto le ascelle e trovò un posto al sole dove sedersi. Mentre lui e Brom mangiavano, Eragon chiese a Saphira: Ti dispiace se vado un po' su Cadoc? Aveva deciso di fare altre domande a Brom sul suo passato.
No, ma raccontami tutto quello che dice. Eragon non fu sorpreso che Saphira conoscesse i suoi piani. Era impossibile nasconderle qualcosa, quando erano legati attraverso la mente. Finito di mangiare, la dragonessa volò via ed Eragon cavalcò accanto a Brom sulla pista. Dopo un po', rallentò l'andatura e disse: «Devo parlarti. Volevo farlo quando siamo arrivati a Teirm, ma poi ho deciso di aspettare un momento migliore. Adesso.»
«Di che cosa?» disse Brom.
Eragon tacque un istante. «Ci sono un sacco di cose che non capisco. Per esempio, chi sono i tuoi amici, e perché ti nascondevi a Carvahall? Ti ho affidato la mia vita, ecco perché viaggio ancora con te, ma devo saperne di più su chi sei e che cosa fai. Cos'hai rubato a Gil'ead, e che cos'è il tuatha du orothrim che devi farmi passare? Credo di meritare una spiegazione, dopo tutto quello che è successo.»
«Hai origliato le nostre conversazioni.»
«Soltanto una volta.»
«Vedo che devi ancora imparare le buone maniere» disse Brom accigliato, lisciandosi la barba. «Che cosa ti fa pensare che tu c'entri qualcosa?»
«Niente, in realtà» disse Eragon, stringendosi nelle spalle. «Solo che è una strana coincidenza che tu fossi nascosto a Carvahall quando ho trovato l'uovo di Saphira e che sapessi tante cose sui draghi. Più ci penso, meno mi sembra un caso, E ci.sono altri indizi che al momento ho ignorato, ma che adesso che ci ripenso mi sembrano importanti. Come il fatto che tu sapessi dei Ra'zac e del motivo per cui sono fuggiti quando ti sei avvicinato. E non posso fare a meno di chiedermi se hai qualcosa a che fare con la comparsa dell'uovo di Saphira. Ci sono troppe cose che non ci hai detto, e Saphira e io non possiamo permetterci di ignorare cose che potrebbero rivelarsi pericolose.» Rughe profonde si disegnarono sulla fronte di Brom, mentre il vecchio tirava le redini per fermare Fiammabianca. «Non vuoi aspettare?» disse. Eragon scosse il capo, ostinato. Brom sospirò. «Non sarebbe un problema se tu non fossi così diffidente, ma immagino che in quel caso non varrebbe la pena di dedicarti il mio tempo.» Eragon non seppe se considerarlo un complimento. Brom si accese la pipa e soffiò una nuvoletta di fumo. «Risponderò alle tue domande» disse. «ma devi capire che non posso rivelarti tutto.» Eragon fece per protestare, ma Brom gli fece cenno di non interromperlo. «Non è per capriccio che tengo per me certe informazioni, ma perché non voglio rivelare segreti che non mi appartengono. Ci sono altre storie intrecciate a questa. Dovrai parlare con gli altri esseri coinvolti per sapere il resto.»
«D'accordo. Raccontami quello che puoi» disse Eragon.
«Sei sicuro?» gli chiese Brom. «Ci sono validi motivi dietro la mia reticenza. Ho cercato di proteggerti da forze che ti avrebbero dilaniato. Una volta che le avrai conosciute e avrai saputo quali sono i loro scopi, non avrai mai più l'opportunità di vivere tranquillamente. Dovrai scegliere da che parte stare e resistere. Allora, vuoi ancora sapere?»
«Non posso vivere nell'ignoranza» disse Eragon in tono sommesso.
«Un meritevole intento... Va bene. C'è una guerra in corso fra i Varden e l'Impero, in Alagaësia. Il loro conflitto tuttavia travalica i meri limiti di uno scontro d'armi. Sono invischiati in una titanica lotta per il potere. E questa lotta è imperniata su di te.»
«Me?» esclamò Eragon, incredulo. «È impossibile. Io non c'entro niente con nessuno dei due.» «Non ancora» disse Brom. «ma la tua stessa esistenza è il fulcro della loro guerra. I Varden e l'Impero non combattono per il controllo di questa terra o del suo popolo. Il loro obiettivo è controllare la prossima generazione, di Cavalieri, di cui tu sei il primo. Chiunque controlli i nuovi Cavalieri, diventerà il padrone incontrastato di Alagaësia.»
Eragon tacque per riflettere sulle affermazioni di Brom Gli sembrava incomprensibile che tante persone fossero interessate a lui e a Saphira. Nessuno, oltre a Brom, lo aveva mai considerato importante. L'idea che l'Impero e i Varden combattessero per lui era troppo astratta per afferrarla del tutto. Prese a dar voce alle sue obiezioni. «Ma tutti i Cavalieri furono uccisi tranne i Rinnegati, che si unirono a Galbatorix. E per quanto ne so, anche loro sono morti, ormai. E a Carvahall tu mi hai detto che nessuno sa se ci sono draghi in Alagaësia.»
«Ho mentito sui draghi» disse Brom semplicemente. «Anche se i Cavalieri sono scomparsi, restano ancora tre uova di drago, tutte in possesso di Galbatorix. In realtà ne ha due, dato che Saphira è nata. Il re rubò le tre uova durante l'ultima grande battaglia contro i Cavalieri.»
«E così potrebbero esserci presto altri due nuovi Cavalieri, entrambi fedeli al re?» disse Eragon, avvilito.
«Già» rispose Brom. «In questo momento è in atto una feroce battaglia contro il tempo. Galbatorix sta cercando disperatamente di trovare le persone per cui le uova si schiuderanno, mentre i Varden impiegano ogni mezzo per uccidere i suoi candidati o rubare le uova.» .
«Ma l'uovo di Saphira da dove viene? Come hanno fatto a sottrarlo al re?. E perché tu sai tutte queste cose?» incalzò Eragon.
«Quante domande» rise Brom, una risata amara. «C'è un altro capitolo che riguarda tutto questo, che si svolse molto prima che tu nascessi. Quando io ero più giovane, ma forse non altrettanto saggio. Odiavo l'Impero, per ragioni che non svelerò, e volevo danneggiarlo a ogni costo. Il mio fervore mi condusse da uno studioso, Jeod, che affermava di aver scoperto un libro che mostrava un passaggio segreto per entrare nel castello di Galbatorix. Subito accompagnai Jeod dai Varden, che sono i miei amici, come li chiami tu, e loro si impegnarono a rubare le uova.»
I Varden!
«Tuttavia qualcosa andò storto, e il nostro ladro riuscì a prenderne soltanto uno. Per qualche motivo fuggì con esso e non tornò dai Varden. Quando non si trovarono né lui né l'uovo, Jeod e io fummo mandati a cercarlo.» Lo sguardo di Brom si perse nel vuoto e la sua voce assunse un tono curioso. «Quello fu l'inizio di una delle più grandi ricerche nella storia. Eravamo in competizione con i Ra'zac e Morzan, l'ultimo dei Rinnegati e il più scaltro servitore del re.»
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