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Sulle guance di Angela comparvero due fossette. «Sono lusingata, ma non farti ingannare; sono molto più vecchia di quanto non sembri. L'aspetto giovanile lo devo alle erbe che mangio nei tempi di magra.»

Eragon sorrise e trasse un lungo respiro. Se era mia madre ed è riuscita a sopportare il fardello della conoscenza del proprio destino, farò altrettanto. «Lancia le ossa per me» disse, in tono solenne.

Il volto di Angela divenne serio, mentre raccoglieva le ossa in tutte e due le mani. Chiuse gli occhi e le sue labbra si mossero in un mormorio silente. Poi esclamò a gran voce: «Manin! Wyrda! Hugin!» e gettò le ossa sul panno. Caddero l'una sull'altra, scintillando nella debole luce.

Le parole risuonavano nelle orecchie di Eragon; aveva riconosciuto l'antica lingua e si rese conto con apprensione che per usarle a scopi magici. Angela doveva essere una maga. Non aveva mentito; era una vera indovina. I minuti passarono lentamente mentre la donna leggeva le ossa. Infine. Angela si ritrasse ed emise un lungo sospiro. Si asciugò la fronte e prese un otre di vino sotto il bancone. «Ne vuoi un po'?» gli chiese. Eragon fece di no con la testa. Lei si strinse nelle spalle e bevve un lungo sorso. «Questa» disse, pulendosi la bocca col dorso della mano «è la lettura più difficile che mi sia mai capitata. Avevi ragione. Il tuo futuro è impossibile da prevedere. Non ho mai conosciuto nessuno con un destino così intricato e oscuro. Tuttavia, forse qualcosa ti posso dire.»

Solembum balzò sul bancone e si accoccolò a guardare entrambi. Eragon strinse i pugni mentre Angela gli indica-va un osso. «Cominciamo da qui» disse. «perché è il più facile da comprendere.» Il simbolo sull'osso era una lunga linea orizzontale con un cerchio sopra. «Eternità o lunga vita» disse Angela in tono sommesso. «Questa è la prima volta che lo vedo comparire nel futuro di qualcuno. Di solito vengono fuori il pioppo o l'olmo, che indicano entrambi che la persona vivrà un normale ciclo di anni. Se questo significa che vivrai per sempre o soltanto che avrai una vita straordinariamente lunga, non so dirtelo. Comunque sia, sta' sicuro che ti aspettano ancora moltissimi anni.»

Non è una sorpresa... sono un Cavaliere, pensò Eragon.

Angela gli avrebbe detto soltanto cose che lui già sapeva?

«Adesso le ossa diventano più difficili da decifrare, perché si sono mescolate in modo strano.» Angela ne toccò tre. «Il tortuoso cammino, il fulmine guizzante e il veliero sono caduti insieme... in uno schema che non ho mai visto personalmente, solo sentito descrivere. Il tortuoso cammino rappresenta le molteplici scelte che dovrai affrontare in futuro, alcune già adesso. Vedo grandi battaglie infuriare intorno a te, alcune per la tua stessa salvezza. Vedo i gran-di poteri di questa terra lottare per controllare la tua volontà e il tuo destino. Innumerevoli possibili futuri ti attendono, ciascuno denso di sangue e di conflitti, ma uno solo ti porterà la felicità e la pace. Attento a non smarrire la strada, poiché tu sei uno dei pochi davvero liberi di scegliere il proprio destino. Questa libertà è un dono, ma anche una responsabilità più pesante di una catena.»

Poi il suo volto si fece triste. «Eppure, come a contrasta-re tutto questo, c'è il fulmine guizzante. E’un presagio terribile. Un oscuro evento incombe, ma di che tipo non lo so. Parte di esso risiede in una morte, una morte imminente che ti causerà un enorme dolore. Ma il resto riguarda un grande viaggio. Osserva bene quest'osso. Guarda come la sua estremità poggia su quello con il veliero. È impossibile sbagliarsi. Il tuo destino sarà quello di lasciare questa terra per sempre. Dove finirai non lo so, ma non vivrai più in Alagasëia, È inevitabile. Accadrà anche se cercherai di evitarlo.» Le sue parole lo spaventarono. Un'altra morte... chi dovrò perdere adesso? La sua mente corse subito a Roran. Poi pensò alla sua terra d'origine. Che cosa potrà indurmi a partire? E dove andrò? Se ci sono altre terre al di là dell'oceano oppure a est, soltanto gli elfi le conoscono. Angela si massaggiò le tempie e trasse un profondo respiro. «Quest'altro osso è più facile da interpretare, ed è anche più piacevole.» Eragon lo guardò e vide un bocciolo di rosa racchiuso in un falce di luna.

Angela sorrise e disse: «Nel tuo futuro c'è una grande storia d'amore, straordinaria, come suggerisce la luna, che è un simbolo magico, e forte abbastanza da travalicare gli imperi. Non so dirti se questa passione avrà un epilogo felice, ma il tuo amore sarà di nobile stirpe. È potente, saggia e bella oltre ogni dire.»

Di nobile stirpe, pensò Eragon sorpreso. Com'è possibile? Io non sono più nobile del più povero dei contadini.

«Per quanto riguarda le ultime due ossa, l'albero e la radice di biancospino, che sono messi a croce,mi rincresce dirlo… potrebbero significare soltanto altri problemi... ma il tradimento è evidente, E verrà da qualcuno dentro la tua famiglia.»

«Roran non lo farebbe mai!» esclamò Eragon risentito.

«Non lo so» disse Angela prudente. «Ma le ossa non mentono, ed è questo che dicono.» Il tarlo del dubbio prese a insinuarsi nella mente di Eragon, che tentò di ignorarlo. Che motivo avrebbe avuto Roran di tradirlo? Angela gli posò una mano sulla spalla per confortarlo e gli offrì di nuovo il vino. Questa volta Eragon accettò e bevve. Si sentì subito meglio.

«A conti fatti, chissà, la morte potrebbe non essere tanto male» scherzò nervosamente. Roran un traditore? Non può accadere! Non accadrà!

«Può darsi» disse Angela solenne, poi mitigò il tono con una risatina leggera. «Ma non dovresti angosciarti per ciò che deve ancora succedere. L'unico modo in cui il futuro può danneggiarci è dandoci dei pensieri. Ti garantisco che ti sentirai meglio quando uscirai di nuovo alla luce del sole.» «Speriamo.» Purtroppo, pensò Eragon con amarezza, niente di quello che ha dettò avrà un senso finché non sarà accaduto. Se accadrà, si corresse. «Hai usato parole di potere» commentò a voce alta.

Gli occhi di Angela scintillarono. «Che cosa darei per vedere come si svolgerà il resto della tua vita. Sai parlare ai gatti marinari, conosci l'antica lingua, e hai un futuro a dir poco affascinante. E poi sono pochi i giovanotti al verde e con gli abiti logori che possono sperare di essere amati da una nobildonna. Chi sei?»

Eragon si rese conto che il gatto marinaro non aveva detto ad Angela che lui era un Cavaliere. Stava per dire "Evan", ma poi cambiò idea e disse semplicemente: «Eragon.»

Angela inarcò le sopracciglia. «È quello che sei o il tuo nome?»

«Entrambi» rispose Eragon con un lieve sorriso, pensando al primo Cavaliere da cui veniva il suo nome.

«Sono sempre più curiosa di vedere come si svolgerà la tua vita. Chi è il vecchio con cui stavi ieri?» Eragon decise che un altro nome non poteva far danno. «Si chiama Brom.»

Angela scoppiò in una risata sonora, piegandosi in due. Si asciugò gli occhi e bevve un sorso di vino, poi contenne a stento un altro attacco di ilarità. Alla fine, ansimando per riprendere fiato, riuscì a dire:' «Oh... lui! Non ne avevo idea!»

«Che cosa significa?» domandò Eragon.

«Scusa, non prendertela» disse Angela, cercando di ricomporsi. «È solo che... Be', è famoso fra quelli che esercitano la mia professione. Temo che il destino, o se preferisci il futuro, di quel povero diavolo sia una specie di burla fra noi.»

«Non insultarlo! È l'uomo migliore che si possa conoscere!» reagì Eragon.

«Calma, calma» borbottò Angela, divertita. «Lo so. Se ci incontreremo di nuovo, te ne parlerò. Ma nel frattempo dovresti...» S'interruppe quando Solembum s'insinuò fra di loro e prese a fissare Eragon.

Sì? Disse Eragon irritato.

Ascolta bene le due cose che ho da dirti. Quando giungerà il momento e ti servirà un'arma, guarda sotto le radici dell'albero di Menoa. Poi, quando tutto ti sembrerà perduto e il tuo potere non basterà, vai alla rocca di Kuthian e pronuncia il tuo nome per schiudere la Volta delle Anime. Prima che Eragon avesse il tempo di chiedere a Solembum che cosa volesse dire, il gatto marinaro si allontanò facendo ondeggiare con grazia la coda. Angela inclinò la testa da un lato; i boccoli bruni le ombreggiavano la fronte. «Non so che cosa ti ha detto, e non lo voglio sapere. Ha parlato a te e soltanto a te. Non raccontarlo a nessuno.»

«Credo di dover andare» disse Eragon scosso.

«Se vuoi» disse Angela, sorridendo di nuovo. «Per me puoi restare finché ti pare, soprattutto se compri un po' delle mie erbe. Ma vai, se lo desideri; sono sicura che ti abbiamo dato abbastanza notizie da rifletterci per un po'.»

«Già.» Eragon si affrettò alla porta. «Grazie per avermi letto il futuro.» Credo.

«Non c'è di che» rispose Angela, sempre sorridente.

Eragon uscì dal negozio e si fermò sulla strada, socchiudendo gli occhi per riabituarsi alla luce. Passarono parecchi minuti prima che riuscisse a ripensare con calma a quanto aveva appreso. Cominciò a camminare, a passi ignari ma sempre più veloci, finché non si ritrovò a correre fuori da Teirm, verso il nascondiglio di Saphira.

La chiamò dalla base della rupe. Dopo un minuto la dragonessa planò su di lui, lo afferrò al volo e risalì in cima alla rupe. Una volta tornato a terra, Eragon le raccontò quello che era successo nella bottega dell'erborista. E così, concluse, immagino che Brom abbia ragione: sembra che mi trovi sempre dove ci sono guai.

Dovresti tenere a mente quello che ti ha detto il gatto mannaro. È importante.

Che cosa ne sai? domandò lui, curioso.

Non ne sono sicura, ma i nomi che ha usato suonano potenti.

Kuthian, disse lei, assaporando la parola. No, non dovremmo dimenticare quello che ha detto. Credi che dovremmo dirlo a Brom?

È una tua scelta, ma pensa una cosa: lui non ha il diritto di conoscere il tuo futur.. Raccontargli di Solembum e delle sue parole solleverebbe domande a cui potresti non voler rispondere. E se decidi di chiedergli soltanto che cosa significano quelle parole. Brom potrebbe voler sapere dove le hai sentite. Credi di potergli mentire in modo convincente?

No, ammise Eragon. Forse non gli dirò niente. Eppure ho l'impressione che siano cose troppo importanti per tenerle nascoste. Continuarono a parlare di tutto quanto nel dettaglio, con minuzia, tra domande e risposte, e alla fine rimasero in silenzio a guardare gli alberi fino al tramonto. Eragon tornò di corsa a Teirm e bussò subito alla porta di Jeod. «Neal è tornato?» chiese al maggiordomo. «Sì, signore. Credo che si trovi nello studio, adesso.»

«Grazie» disse Eragon. Si avviò verso la stanza e fece capolino dalla porta. Brom era seduto davanti al fuoco, intento a fumare la pipa. «Com'è andata?» chiese Eragon.

«Un fiasco totale» ringhiò Brom, la pipa stretta fra i denti.

«Hai parlato con Brand?»

«Non è servito a niente. L'amministratore dei commerci è il peggior burocrate che abbia mai incontrato. Si attiene scrupolosamente a ogni minima regola, godendo nel crearne di nuove se solo possono provocare problemi ad altri, e allo stesso tempo è convinto di far bene.»

«Vuoi dire che non ci lascerà guardare i registri?» disse Eragon..

«Già!» sbottò Brom, esasperato. «Non c'è stato niente da fare. Pensa che ha rifiutato perfino un sostanzioso omaggio in denaro. Credevo che non avrei mai conosciuto un nobile incorruttibile. Adesso che l'ho incontrato, ho scoperto che preferisco quando sono degli avidi bastardi.» Sbuffò con violenza il fumo della pipa e si lanciò in una sfilza d'imprecazioni.

Quando parve aver ripreso la calma, Eragon osò chiedere: «E adesso?»

«Adesso passerò tutta la prossima settimana a insegnarti a leggere.»

«D'accordo, ma dopo?»

Un ghigno affiorò sulle labbra di Brom. «Dopo, faremo a Brand una gran brutta sorpresa.» Eragon insistette per conoscere i dettagli, ma Brom si rifiutò di aggiungere altro.

La cena ebbe luogo in una sontuosa sala da pranzo. Jeod sedette a capotavola, sua moglie Helen all'estremità opposta. Brom ed Eragon presero posto fra loro, una posizione che Eragon ritenne pericolosa, a giudicare dall'espressione arcigna della padrona di casa. Ai suoi lati c'erano delle sedie vuote, ma questo almeno lo proteggeva dagli sguardi furenti della donna.

La cena fu servita in silenzio, e Jeod ed Helen cominciarono a mangiare senza dire una parola, Eragon li imitò, pensando: Ho partecipato a pranzi più allegri dopo un funerale. Ricordò le volte che gli era successo a Carvahall: lì almeno la tristezza era giustificata. Qui invece la situazione era diversa, ma per tutta la cena si sentì bersaglio della collera repressa di Helen.

LETTURE E COMPLOTTI

B

rom scrisse una runa sulla pergamena con un carboncino, poi la mostrò a Eragon. «Questa è la lettera A» disse. «Imparala.»

Così Eragon iniziò la sua carriera di letterato. Era difficile, strana e impegnativa, ma gli

piaceva. Non avendo niente di meglio da fare e con un valido seppur qualche volta impaziente maestro, i suoi progressi furono enormi.

Tutti i giorni Eragon si alzava presto, faceva colazione in cucina e poi andava nello studio per le lezioni, dove imparava il suono delle lettere e le regole della scrittura. Arrivò al punto che quando chiudeva gli occhi, lettere e parole gli davanzano dietro le palpebre. In quel periodo non pensò ad altro.

Prima di cena, lui e Brom andavano dietro la casa di Jeod per l'addestramento. I domestici, insieme a una piccola folla di bambini curiosi, li andavano a vedere. Poi, se restava tempo, Eragon si chiudeva in camera sua con le tende ben tirate a esercitarsi nella magia.

Il suo unico cruccio era Saphira. Andava a trovarla ogni sera, ma per entrambi il tempo che passavano insieme non bastava. Durante la giornata, Saphira si allontanava di parecchie leghe in cerca di cibo; non poteva cacciare vicino a Teirm per non destare sospetti. Eragon faceva il possibile per lei, ma sapeva che l’unica soluzione per la sua solitudine e la fame era partire al più presto da Teirm.

Ogni giorno in città arrivavano notizie sempre più nere.

I mercanti di passaggio parlavano di terribili attacchi lungo la costa. Si diceva che parecchi personaggi influenti fossero scomparsi da casa durante la notte, per essere ritrovati massacrati la mattina dopo. Eragon udì spesso Brom e Jeod parlarne sottovoce, ma si interrompevano sempre quando compariva lui.

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